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Stèlvio, Parco nazionale dello.

Parco nazionale (134.620 ha) istituito nel 1935 su una superficie minore rispetto a quella attuale. Si estende nelle province di Trento, Bolzano e Sondrio ed è il maggiore dei parchi nazionali italiani. Comprende i tre grandi massicci delle Alpi Retiche, Ortles (3.905 m, la massima elevazione del parco), Gran Zebrù (3.851 m) e Cevedale (3.769 m), molte altre cime superiori ai 3.500 m, 116 ghiacciai per un totale di 19.000 ha e un manto boschivo complessivo, soprattutto di conifere, di 30.000 ha. Incluse nel parco sono le valli di Trafoi, di Solda, la Valfurva, la Val Martello, la Val d'Ultimo e una parte dell'alta Valcamonica, mentre, tra l'Ortles e il pizzo Umbrail, si apre l'omonimo valico delle Alpi Retiche, il Passo dello Stelvio.Fauna: ricca la fauna maggiore, con il cervo, il camoscio, il capriolo, lo stambecco (negli anni Sessanta sono stati reintrodotti alcuni individui provenienti dal Parco nazionale del Gran Paradiso) e, sporadico, l'orso bruno alpino; negli anni Ottanta R. Messner ha portato nella Val di Solda, dal Tibet, alcuni esemplari di yak, che si sono velocemente riprodotti. La fauna minore comprende la marmotta, l'ermellino, la faina, la donnola, il tasso, la martora, la lepre e la volpe. Il gallo cedrone, qui protetto con garanzia statale, è la presenza più ragguardevole dell'avifauna, che annovera anche aquila reale, gallo forcello, pernice bianca, falco pecchiaiolo, falco pellegrino, astore, poiana, sparviero, gufo, civetta nana e picchio delle tre varietà, verde, nero e rosso. • Encicl. - Gravato all'inizio da un personale molto ridotto (quattro guardiaparco) e da una gestione ispirata a concezioni venatorie che consentiva l'uccisione di animali (predatori e uccelli rapaci) ritenuti nocivi, il parco fu poi minato dalle amministrazioni locali, trentine e altoatesine, che cercarono di esautorarlo; in seguito a ciò, la direzione venne spostata da Silandro a Bormio. Quindi, sotto la gestione del Corpo forestale dello Stato, personale e struttura organizzativa del Parco vennero potenziati, impostandone così l'attività educativa, di conservazione naturalistica, ecc. Venne progressivamente sottolineata la separazione tra il settore lombardo e quello trentino e altoatesino, gestito dall'allora regione autonoma che, dal 1964, autorizzò l'esercizio della caccia sul territorio di propria competenza. Dal 1974, l'amministrazione del parco si occupò direttamente del settore lombardo, lasciando alle giunte provinciali autonome di Trento e Bolzano la gestione del settore orientale. La maggiore discordanza tra le due parti riguardò e riguarda tuttora il settore della caccia, che in Lombardia è del tutto cessata, mentre prosegue nei territori orientali, nonostante le ripetute opposizioni da parte degli enti faunistici, del WWF e sebbene dichiarata illegittima dal Tribunale amministrativo e poi dal Consiglio di Stato (sentenza 28-8-1982). L'aumento del turismo, dagli anni Sessanta in poi, ha comportato un incremento delle infrastrutture sportive e ricettive, alterando o comunque modificando l'aspetto originario del parco.